Diversa regolazione per emozioni positive e negative nel cervello umano

 

 

GIOVANNA REZZONI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 26 febbraio 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

In molti contesti e condizioni della nostra vita quotidiana le nostre reti cerebrali che mediano le risposte emozionali richiedono adeguati ed efficaci processi di regolazione per armonizzare l’attività reattiva con quella di default e con le esigenze di equilibrio dell’organismo. Tale regolazione, tanto dei processi collegati ad affetti espansivi quanto dei processi connessi con affetti negativi, è spesso messa a dura prova e tipicamente fallisce in vari disturbi psichiatrici, per tale ragione una migliore conoscenza delle sue basi cerebrali si ritiene possa consentire di compiere passi in avanti non solo nella comprensione fisiologica della regolazione dell’affettività emozionale, ma anche nello sviluppo di migliori strategie terapeutiche nei disturbi in cui è deficitaria.

Il campo di studi della regolazione delle emozioni sviluppa i suoi progetti su un assunto implicito, che alcuni hanno chiamato affective dial hypothesis e che si può così sintetizzare: la regolazione di entrambe le categorie affettivo-emozionali, sia quelle connesse con gioia, entusiasmo, ottimismo, sia quelle connesse con paura, inibizione, pessimismo, avviene agendo sulle stesse regioni cerebrali. Alcuni gruppi di ricerca, hanno tuttavia rilevato evidenze in contrasto con questo assunto e più vicine, in un certo senso, all’ipotesi tradizionale che voleva i circuiti della paura distinti da quelli della gioia. Uno studio specificamente condotto sul cervello di un campione significativo di uomini e donne è stato posto in essere da Jungwon Min e colleghi, per cercare di trovare soluzione a questa apparente contraddizione e conoscere di più sulla regolazione di emozioni e affetti positivi e negativi.

Il rilievo di questo studio consiste nel fatto che la massima parte della ricerca sulle basi neurofunzionali delle emozioni è stata condotta sui roditori e la complessa architettura dell’affettività emozionale umana e della sua regolazione non è stata ancora decifrata.

(Min J., et al. Emotion Down-Regulation Targets Interoceptive Brain Regions While Emotion Up-Regulation Targets Other Affective Brain Regions. Journal of Neuroscience – Epub ahead of print doi:10.1523/JNEUROSCI.1865-21.2022, Feb 18, 2022).

La provenienza degli autori è la seguente: University of Southern California, California (USA); University of California at Irvine, Irvine, California (USA); Vanderbilt University and Virginia Tech, Virginia (USA).

All’inizio di questo secolo e millennio, sulla scorta del modello delle basi neurofunzionali delle emozioni elaborato da Joseph LeDoux e la sua scuola, in gran parte fondato sulla reazione di paura e caratterizzato da una via talamica breve e una lunga per riverbero corticale, si è affermata una visione amigdalo-centrica delle emozioni. In sostanza, veniva abbandonato definitivamente il modello del sistema limbico come “cervello emozionale”, introdotto negli anni Cinquanta e basato sul circuito di Papez ed altre nozioni dedotte dalla sperimentazione animale che mostravano impegno nelle reazioni emozionali di aree archeo e paleo-encefaliche direttamente connesse con strutture di mediazione autonoma viscerale. Mentre Joseph LeDoux proponeva come cervello emotivo i sistemi neuronici che fanno capo all’input dei nuclei dell’amigdala laterale, all’elaborazione dell’amigdala centrale e all’output dell’amigdala basale, altri gruppi di ricerca dimostravano la partecipazione dell’amigdala a processi di categorizzazione di immagini e ad altre attività cognitive e psicomotorie indipendenti dalle emozioni.

Sebbene la prevalenza nella ricerca della cultura anglosassone, che non distingue tra affetto ed emozione[1] e usa l’equivalente della parola “sentimento” (feeling) per indicare tanto la più banale sensazione connessa alla percezione quanto l’amore eterno che si giurano due fidanzati, non abbia aiutato culturalmente l’impostazione analitica degli studi sui correlati cerebrali, negli ultimi due decenni si è giunti a riconoscere la partecipazione di numerose aree corticali, e più in generale cerebrali[2], ai processi che mediano l’esperienza qualitativa della realtà. Inoltre, negli ultimi due decenni si è fatta strada l’idea che lo stato funzionale del cervello che in psichiatria si identifica con il tono dell’umore, distinto in alto o basso, abbia uno stretto rapporto nelle reti neuroniche con l’affettività, intesa quale esperienza qualitativa del mondo, e con l’emotività, intesa come componente acuta psichica, sensomotoria e neurovegetativa dell’affettività.

Nella visione della maggior parte dei ricercatori, la regolazione verso l’alto e verso il basso del tono emozionale è attuata dalle regioni di controllo della corteccia prefrontale che operano una sorta di accensione o spegnimento, o meglio di attivazione o disattivazione delle aree del cervello responsabili degli stati funzionali corrispondenti agli affetti. Come si è accennato, si assume che gli affetti positivi e gli affetti negativi siano generati nella loro varietà qualitativa dalle stesse aree cerebrali e che la differenza consista solo nel modo in cui la loro attività è regolata dalle regioni della corteccia prefrontale. Tale assunto non era mai stato direttamente sottoposto a verifica sperimentale nell’uomo e, dunque, il lavoro qui recensito di Jungwon e colleghi ne ha testato la fondatezza.

Allo scopo di verificare la correttezza dell’assunto, i ricercatori hanno esaminato la sovrapposizione tra regioni attivate durante la up-regulation e regioni disattivate durante la down-regulation in 54 uomini e 51 donne.

I ricercatori hanno subito rilevato che entrambi i tipi di regolazione reclutano nella corteccia cerebrale le regioni regolatorie e, in particolare, il giro frontale inferiore e la parte dorsale anteriore del giro del cingolo, ma agiscono su differenti regioni generanti affetti.

La up-regulation aumentava l’attività in regioni associate a esperienze emozionali, quali l’amigdala, l’insula anteriore, lo striato e il giro cingolato anteriore, così come in regioni associate con l’attività vascolare simpatica, quali la sostanza bianca periventricolare, mentre la down-regulation riduceva l’attività in regioni riceventi l’input interocettivo, quali l’insula posteriore e il giro post-centrale. D’altra parte, il senso soggettivo di intensità emozionale dei partecipanti era associato con l’attività in regioni cerebrali sovrapponibili (parte anteriore e dorsale del giro del cingolo, insula di Reil, talamo e polo frontale) sia nella up-regulation che nella down-regulation. Questi risultati indicano che up-regulation e down-regulation contano su regioni cerebrali sovrapponibili per il controllo e la valutazione di emozioni, ma interessano differenti regioni cerebrali.

I risultati di questo studio suggeriscono dei meccanismi di regolazione dell’affettività emozionale ben diversi dalla semplice regolazione quantitativa delle stesse aree, secondo l’attuale modello che ha visto prevalere la tesi secondo cui l’affettività dipenda totalmente dalla funzione metonimicamente definita “tono dell’umore”, e indicano percorsi di ricerca finalizzati a comprendere il senso biologico e il ruolo funzionale delle differenti aree cerebrali negli stati psichici garantiti dall’attività delle grandi reti neuroniche del cervello.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanna Rezzoni

BM&L-26 febbraio 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Nella definizione aristotelica ripresa dalla psichiatria italiana, francese e tedesca, e in uso nei paesi di lingua spagnola e portoghese, affetto è ogni stato qualitativo interno della psiche riferito a persone, elementi, fatti e fenomeni del mondo esterno. Per emozione, negli stessi contesti culturali, si intende una risposta intensa e attuale all’esperienza che implica uno stato temporaneo di attivazione neurofunzionale caratterizzata da sensazioni soggettive, come il batticuore, e segni oggettivi, quali pallore o rossore del viso, miosi o midriasi pupillare, tachicardia, tachipnea, modificazione della voce, sudorazione adrenergica delle palme delle mani, ecc.

[2] Manca ancora uno studio sistematico della partecipazione del cervelletto – tradizionalmente considerato una struttura di controllo motorio e posturale – alla risposta affettiva. Numerosi studi hanno dimostrato già da decenni che il cervelletto, ad esempio, interviene nel calibrare la gamma dei giudizi di piacere/dispiacere (gradito/sgradito) legati alle percezioni e, in presenza di alcune lesioni cerebellari, i pazienti non hanno più mezze misure, così il sapore di un cibo comune può essere buonissimo o disgustoso, e un comportamento ordinario può essere ammirato come virtuoso o disprezzato come indegno.